Partiamo dall’inizio, dicendo che sono sopravvissuta al Natale in Australia. Sono sopravvissuta ma:
il giorno di Natale mi sono svegliata, mi sono guardata intorno e ho pensato ah, già. Sono in Australia. Chissà cosa succederà.
Ci siamo fatti tutti gli auguri e nemmeno il tempo di realizzare che c’erano 37 gradi che mi han piazzato una birra in mano ed ecco arrivare 234 persone che non avevo mai visto in vita mia, cugini di cugini di amici di amici, zie centenarie, chi non sapeva chi fossi, chi mi ha indicata nella foto di famiglia e ha esclamato: “ma quella con la frangia chi è?”
C’erano davvero 37 gradi e si sudava pure a mangiare le trecento insalate che popolavano il tavolo, imbandito a festa. Insalate. A Natale.
C’era la zia che mi continuava a dire: “ma che fai non mangi l’insalata con l’avocado? E le ostriche? E il cocktail di gamberi?” NO ZIA TE LO TIENI IL COCKTAIL DI GAMBERI.
Un Natale diverso che non ripeterò mai più se non in caso di assoluta necessità, tipo dover arrivare in Italia a piedi, insomma.
Detto questo, possiamo dire che io sono sempre stata molto resistente alla lacrima. Di solito non piango e se proprio devo, faccio cadere una lacrima e poi mi rimetto in sesto.
Ma ultimamente amici qualcuno deve aver aperto la valvola della lacrima facile, o forse con il compimento di una certa età mi sto sciogliendo, o forse son gli ormoni, fatto sta che le lacrime scendono come un fiume in piena. E piango e rido perché non voglio piangere, forse sto impazzendo.
Le lacrime sono scese anche a Natale, dopo essere stata scambiata per un’intrusa nella foto di famiglia, dopo aver visto il tavolo pieno di insalate e quei gamberi crudi che mi guardavano sconsolati da un bicchiere ripieno di maionese, sono corsa in bagno e sono stata lì seduta sul cesso a farmi un piantino.
INSALATE? A NATALE? E quando siete a dieta che cosa mangiate? Mai più, dicevo tra un singhiozzo e l’altro.
Lì, seduta sul cesso piangendo le lacrime migliori perché si mi mancava la mia famiglia ma mi mancava anche la faraona arrosto e la neve, ho pensato che quando vivi lontano ci vuole molto poco a farti piangere o stritolarti il cuore.
E mentre ero lì a sudare e piangere mi chiedevo: sarò solo io che c’ho la lacrima facile ultimamente? Che cosa fa piangere chi vive lontano da casa?
Così ho messo insieme tutte le cose super tristi che noi che viviamo lontani da casa dobbiamo evitare, per non piangere. Magari aiuta anche voi, lo so che non sono l’unica che si commuove facilmente.
Evitate persone che assomigliano o vi ricordano amici/genitori/fratelli/sorelle/chiunque voi conosciate a mille km da voi.
Appena vedete un sosia, non guardatelo! Scappate! Giratevi, leggete un libro, guardate un cartello stradale, non lo so, distraetevi, contatevi le doppie punte, non incrociate lo sguardo. Non parlategli!
Le lacrime si nascondono in agguato.
Ve lo dico io che l’altro giorno volevo abbracciare uno dei miei capi, che mi ricorda tanto mio papà, perché, oltre a ricordarmelo, sbuccia e taglia la mela come lui, e l’altro giorno me ne ha offerto una fetta, e il mio cuore è esploso in tanti piccoli pezzettini e poi ho pianto. Mangiando la mela e dando la colpa al vento. In ufficio.
Cercate anche di evitare pubblicità/video strappa lacrime con famiglie riunite e felici, o con nonni che abbracciano nipotini, o anche di amiche che si ritrovano dopo secoli, o sorelle che fanno qualcosa insieme, o fratelli che si abbracciano. Insomma, avete capito il genere. Appena le vedete scappate. Spegnete la tv, cambiate canale, chiudete Facebook, non fate come me che ho pianto per mezz’ora dopo aver visto la pubblicità della Qantas con la famiglia che si riunisce da mezzo mondo e io singhiozzante che dicevo al biondo perché, perché mi fai vedere queste coseee.
Ultimamente ho scoperto che dovreste stare lontani anche da determinate canzoni. Io per esempio ho pianto ascoltando My Friends dei Groove Armada, partita a tradimento sul mio telefono, mentre ero in treno, pensando a tutte le mie amiche. E anche sui System of a Down, che sinceramente non ho ben capito cosa ci fosse da piangere.
State anche lontani da film di Natale. Le lacrime che ho pianto guardando la scena finale di Love Actually, quando tutti si abbracciano all’aeroporto, quelle lacrime avrebbero potuto riempire un lago, loro si abbracciavano, io piangevo. Per cinque minuti ininterrottamente. Quindi ricordate: SPEGNERE PRIMA DELLA FINE DI LOVE ACTUALLY. O anche prima della fine di ‘mamma ho perso l’aereo’, per quanto mi riguarda.
Ma soprattutto non andate in aeroporto. Ripeto. Non andate in aeroporto se non dovete partire, ovviamente, o se non dovete andare a prendere un membro della vostra famiglia che sta venendo a trovarvi.
Gli aeroporti sono i nemici numero uno dell’expat.
Quando partiamo da soli perché siamo soli e pensiamo a troppe cose e come d’incanto ci ritroviamo seduti su una seggiola a singhiozzare. Agli arrivi perché tutti si abbracciano, si baciano, si portano i fiori, si scrivono cartelli, e noi pensiamo eh, magari dico alla mamma di venire, o al papà, magari mia sorella venisse a trovarmi con i nipotini, e come d’incanto le cascate dagli occhi.
Quindi no agli aeroporti e no anche a tutta questa serie di cose che ho elencato, e forse anche no al vedere esposti in qualche piccolo negozietto italiano pandori, tortellini, mozzarelle quelle vere e non quelle finte fatte in Australia, e biscotti della Mulino Bianco, che ieri ho visto un sacchetto di Baiocchi e ho pianto.
Detto questo non so se ci sia una soluzione a questo problema della lacrima facile. Se voi l’avete trovata parliamone. Discutiamone. Confessatevi. Aiutiamoci.
Nel frattempo io vi dico solo di portarvi dietro i fazzoletti, perché ricorrere alla maglietta o alla manica o ad un pezzo di carta per soffiarvi il naso in caso di estrema necessità non è carino, e non vi farà fare una bella figura con i vostri vicini di treno.
Lo dico perché l’ho visto fare, eh. No no, non ero io, ma siamo pazzi, scherziamo, era un’altra. Un’amica. Io, mai.
Io piango anche se vivo in Italia, ci sono pubblicità che colpiscono durissimo e senza pietà. Ecco però posso consolarmi con una piatto di spaghetti…. Comunque si, i baiocchi fanno commuovere!
Ben tornata Costanza.
Grazie Sandra!
Film e scene in genere di reunion familiare ✅
Musica dei miei 16 anni ✅
il Pandoro ✅
il Giorno di Pasqua e la Pasquetta ✅
i sosia no, il Natale arrivano i miei e riempiono il freezer di parmigiana … ummm penso che forse sono messa un poco meglio, anche se probabilmente se trovassi le Birre del Piccolo Birrificio Clandestino al negozietto alcolici mi metterei a piangere come una fontana ed inizierei ad abbracciarle…….
Io ieri ho trovato la Birra Moretti importata direttamente da Massafra e quasi abbracciavo il cassiere al supermercato.
Come ti capisco… Io lavoro in un autonoleggio in aeroporto in Spagna, vogliamo parlarne? La porta degli arrivi è di fronte la mia postazione, credo finirò per affogare nelle mie stesse lacrime 😖
Noooo, come fai a resistere Roberta? Io sarei sempre in una valle di lacrime… Finirei anche per andare ad abbracciare sconosciuti.
E io che pensavo fosse per l’età che scombussola gli ormoni e mi fa commuovere per cose che se me lo avessero detto qualche anno fa avrei riso a crepapelle inorridita. Mi sono commossa per una scena che credevo assolutamente normale ma adesso alla luce del tuo post, ne deduco che invece era una specie di salto carpiato senza rete di sicurezza perché gli elementi c’erano tutti: aereoporto, famiglia italiana in vacanza ….insieme…amorevolmente….appassionatamente e io mi sono commossa. Perché parlavano italiano, la mia meravigliosa lingua madre, perché erano una bella famiglia ( io non ce l’ho neanche avuta quella bella famiglia comunque) e perché eravamo tutti in aereoporto su un’isola sperduta del pacifico e non tornavo a casa da tantissimi mesi. Patetica….considerato che stavo in giro fra atolli meravigliosi e spiagge da sogno ma così è stato…mi sono commossa!