Dopo anni nella gelida Albion ero proprio convinta di sapere l’inglese.
Hai anche l’accento inglese quando parli in italiano, ormai ti abbiamo persa, dicevano le amiche.
Sono in vacazione, mi ritrovai a dire un giorno ad un amico, invece di dire che ero in vacanza.
In più, a consolidare quest’idea che io avessi finalmente imparato davvero l’inglese, c’era questa cosa di aver raggiunto alti livelli di comprensione dei vicini tossici scozzesi, di aver fatto grandi battute con i vicini londinesi tutto un innit (abbreviazione di isn’t it, utilizzata da quelle personcine inglesi che vi immaginate voi, quelli con la tuta sotto il culo e le mutande in vista). E avevo anche imparato che nel mio tè, il latte va messo prima di togliere la bustina.
Insomma, io ero convinta di sapere l’inglese.
Poi mi sono trasferita in Australia.
Posto affascinante, l’Australia. Posto in cui invece di parlare inglese si parla una lingua a me sconosciuta, piena di abbreviazioni e storpiature e nuove parole che non avevo mai sentito prima, posto in cui insomma non so parlare l’inglese, ma continuo a guardare la gente con sguardo fiero, di chi sa, e occhi che dicono non ho capito nulla di quello che hai detto ho capito tutto quello che hai detto.
Perché il tutto mi risulti così difficile è facilmente spiegabile: gli australiani, oltre al surf e ai barbecue, hanno un’altra grande passione, abbreviare. Abbreviano tutto. Tutto.
Si parte dal facile G’DAY, buon giorno, si passa per il quasi complicato STRAYA, abbreviazione di Australia; si fa una breve sosta con degli AVOS o avocado; si da un g’day al POSTIE, o postino; si chiama il lavoro e si fa un SICKIE ovvero darsi malati; ci si mette comodi con dei TRACKIE o i pantaloni della tuta, poi si prende una FROTHIE o lattina di birra; e si arriva al TMR ARVO.
TMR ARVO? Scusa? Che cos’è, una sigla in codice, un partito politico, una malattia?
No, è semplicemente l’abbreviazione di tomorrow afternoon, domani pomeriggio.
Non bastasse questo fatto che gli australiani abbrevierebbero anche il non abbreviabile, mi usano anche parole di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. O che semplicemente chiamavo in altri modi. Modi che il resto del mondo chiama inglese.
Un bacio appassionato dall’altra parte dell’emisfero si chiama una pash, da passionate, o grande passione e, appunto, grandi limoni. “Oh, mate, le hai dato un pash ieri arvo si o no?”
Un peperone si chiama capsicum, e non pepper. “Passami un casicum. Caspicum. Capicum, insomma passami un cazzo di peperone.”
Una melanzana qui sotto si chiama come la chiamano gli americani, eggplant. Ma gli inglesi la chiamano come la chiamerebbero i francesi, aubergine. “Ti piacciono le aubergine?” “Le cosa?” “Le aubergine. Quelle verdure grandi violette… le aubergine.” “Ma cos’è una cosa francese? Qui non ce l’abbiamo.”
Un paio di infradito si chiama come si chiamano i tanga dall’altra parte del mondo, thongs. “Porti le thongs?” “I tanga? No in realtà li trovo un po’ scomodi.” “Intendevo le infradito.”
In questo benedetto paese, ogni stato ha un modo diverso di chiamare le misure di una birra. Ogni. Stato. Un. Nome. Diverso. “Come la vuoi la birra: una pot, uno schooner, un pony o uno schmiddy?” “La seconda? La prima? Un gin tonic?”
E sapete che cos’è un hotel, in questo paese? HOTEL? Un hotel non è un hotel. E’ un pub.
E Maccas, detto anche mackers, che cosa potrebbe essere? Nient’altro che McDonald’s.
Non bastasse nemmeno questo fatto che gli australiani amano abbreviare e utilizzano parole sconosciute al resto del mondo, hanno anche dei modi di dire tutti loro:
No dramas! Nessun problema!
Good onya! Ben fatto!
Sick mate! Fighissimo amico!
Chuck a u-T! Effettua un’inversione ad U!
Take the UTE! Utilizza lo UTE; famosissimo mezzo di trasporto australiano!
Ora potete capire benissimo che, una volta arrivati al piano di sotto dell’emisfero, potreste essere assaliti da dubbi incredibili sulla vostra conoscenza dell’inglese, e vi potreste ritrovare a dover chiedere alla cameriera che cosa intende con TRAYE, perché non so cosa sia, scusami. Un TRAAAYE? No guarda, scusa, non conosco nessun Traaaye. Un T-R-A-Y- VASSOIO. Ah, un vassoio. Ma allora chi era Traaaye?
Nonostante questo sono sicura che, dopo aver letto questo post, avrete capito tutto quello che serve sulla lingua parlata in questo continente. E allora sick mate! Ci vediamo domani arvo, da mackers, prendete lo UTE, mettetevi i trakie, portate le frothie e gli avos, i capsicum, e ah, sì, un dizionario inglese-australiano.
Ora ho paura.
P.s. ma a tu a Melbourne di cosa ti occupi? Lo voglio anch'io il fidanzato australiano 😉
ahahah io una volta sono entrata in un HOTEL per cercare lavoro come room attendant e dopo aver compilato l'application form, ho chiesto dove fossero le stanze. Il manager scoppia a ridere e mi spiega che in Straya gli hotel sono un'altra cosa… me ne sono andata imbarazzatissima mentre tutti gli impiegati mi guardavano ridendo sotto i baffi.
Ma l'insegna gigante fuori diceva "HOTEL"!!! XD
Iride
http://blip.tv/chortle/ronny-chieng-at-the-2011-melbourne-intenational-comedy-festival-5039305
Complimenti! Articolo eccezionale 🙂 (ma sei la sorella di Cecilia?)
Sull'argomento ti segnalo un pezzo di un amico esilarante (a mio parere): Ronny Chieng. Abbiamo studiato insieme in UK ma poi ha (fortunatamente) optato per una carriera di successo da comico. Se ti capita in Australia non perdertelo! In bocca al lupo per tutto.
Io proverei un maccheronico "tanchiu tausen" (grazie mille)!! Oppure un "were are you put?" (ci stai dentro?).
Magari lanci nuovi modi di dire!
Chuck a U-ie, mate.*
Io invece mi trovo cosi bene con la lingua parlata dagli aussie, sara' che e' piu' semplice o che il loro cervello funziona come il mio che semplifica e traduce un po' a cavolo ..per es io dico vado " out of the bus" invece che off e loro. Brisbane dicavano cosi come me, mi sono sentita un genio! Oppure quando in farmacia cercavo una crema per un 'infiammazione delle parti basse e ho detto "downstairs" pensando di aver ovviamente sbagliato termine e invece molto seriamente il dottore l'ha usato per spiegarmi l'uso della crema in questione…non ci potevo credere! Pero' questo era nel Queensland non so se conta come esempio!
Ma sí, vinta la timidezza del mioprimo commento sul tuo ultimo post, ti commento anche qui!
Mi piace molto il tuo blog, ma perché l'ho scoperto solo ora?
Un saluto dall'anonima dell'America Latina
M.
allora se ti dico: "Quando spiana la scesa,ti trovi una pettata che levati:Pigli su per di lì,'ndo ci so i pini che mettorno l'antichi…..(Traduzione:"quando la discesa diventa piana,ti trovi davanti una salita impervia,dove si trovano i pini che piantarono gli antichi abitanti del luogo.)Anche il chianino non scherza!!!J ballerina
Cara la mia Emy, che bella domanda… per ora sono nanny (ovvero tengo dietro full time a tre marmocchi). Sono in cerca di lavoro decente ma ecco, te lo dico… è dura. Non è per niente semplice!
Grazie mille Alessandro 🙂 torna a leggere il Bloggo!
M-O-R-T-A. Morta. Mi immagino la tua faccia. Anche io comunque ho mandato il mio cv convinta fosse un hotel-hotel per fare la events manager, e invece tac, era un pub ahahha. Certo che anche loro… ma dove se lo sono inventati?!
Bentornata mia cara anonima, ma da dove scrivi?
Marcello: Sorry mate!
Ciao! ti scrivo e ti leggo dal Messico, dalla bellissima e incasinatissima capitale.
M.
Ah lo so bene, ho letto di tutto. Conosci Francesca, l'Immigrata allo sbaraglio? 🙂
Ma nanny è bello, forza! Ti auguro di trovare "di meglio" comunque :**
grande, complimenti 😉