Sono sempre più convinta che le persone si dividano in due grandi gruppi: quelli del faccio faccio, che alla fine non faccio nulla, e quelli del magari faccio, e poi alla fine lo faccio per davvero.
Potrebbe essere una generalizzazione come dire che tutti gli uomini alla fine sono stronzi, o che tutte le donne in sindrome premestruale sono acide, ma se ci pensate, la mia generalizzazione è giusta.
Io conosco un sacco di persone che dicono o hanno detto faccio faccio, e poi poverini non fanno niente. Se non lavorare nello stesso posto da anni, con la stessa fidanzata- fidanzato, con gli stessi amici, e nella stessa città dove sono nati-cresciuti-vissuti.
Poi conosco altri che invece hanno detto magari lo faccio, e alla fine hanno fatto tutto quello che volevano fare. Hanno preso decisioni coraggiose e hanno seguito il loro istinto del magari.
Perché alla fine, perché no?
Ora il problema principale della categoria magari lo faccio sono le generalizzazioni sulla loro vita da parte degli altri. Fatte il più delle volte da quelli della categoria faccio faccio.
Il problema è che i faccio faccio hanno sempre qualcosa da ridire sulla vita di quei soggetti avventurosi che hanno deciso di provarci, nella vita. O anche, come direbbero loro, quelli un po’ pazzi, che hanno fatto scelte che loro invece non farebbero mai. Ma che, attenzione, volevano tanto fare.
La prima generalizzazione del faccio faccio, è che il nostro amico magari faccio sia totalmente pazzo.
Totalmente pazzo perché non ha un lavoro fisso, non pensa a fare una vita tranquilla in una città tranquilla, non pensa al fondo pensionistico che come farai da vecchio, e nemmeno al comprarsi una macchina. Ma anche perché non sta mai fermo in un posto, e decide sempre di cambiare. Che problemi ha? Forse è depresso, sicuramente bipolare, povero magari faccio. E insomma, stare tranquilli mai, eh?
Il faccio faccio si deve ovviamente attaccare da qualsiasi parte, pur di distruggere l’idea di vita del magari faccio. E allora dice che certo, tanto ti pagano tutto i tuoi.
La generalizzazione sui soldi vale su tutti i fronti, sia che il nostro coraggioso eroe decida di andare a vivere da solo, o a vivere in un altro paese, sia che abbia deciso di viaggiare per mesi interi per il mondo. Ma varrebbe anche se dovesse decidersi di licenziarsi da un lavoro per cercarne un altro.
Il lavoro è una cosa che i faccio faccio prendono molto sul serio, e qui uscirà il moralizzatore che è in loro, che sta alla base del fatto che loro non facciano mai niente di quello che dicono di voler fare.
Seguono quindi una serie di domande moralizzatrici sul lavoro, alle quali il nostro amico magari faccio vorrebbe rispondere; ma ricordiamo che i faccio faccio non hanno intenzione di ascoltare l’opinione di uno un po’ pazzo, e quindi iniziano: che lavoro farai, quanto ti pagheranno, ma pensi di trovarlo sul serio il lavoro, e se non lo trovi, e se non ti piace, e se non riesci a mantenerti. E se domani.
Poi faccio faccio arriva a generalizzare sulla vita tutta del nostro volenteroso magari faccio: sui sogni di felicità e positività, sui desideri diversi e sulla curiosità di scoprire cosa c’è più in là dei peli del proprio culo, sulle ambizioni, e sì insomma, magari faccio ha sbagliato quasi tutto della sua vita!
No, perché voglio dire, tu fare cose normali, mai, eh. Ci hai mai pensato?
A quel punto, anche il nostro magari faccio generalizzerà, e in nome di tutto quello che faccio faccio ha appena distrutto con le sue generalizzazioni altruiste, gli chiederà cosa ne pensa del tempo e delle mezze stagioni.
E faccio faccio allora sarà contento di avere tante cose da dire su un argomento così interessante.
Non è tanto la generalizzazione, che ci può anche stare. E' molto brutto che le persone giudichino. Tu in questo post lo stai facendo tanto ed in questo modo non ti poni in maniera diversa da quelle persone che evidentemente lo stanno facendo con te. Non sai mai cosa c'è dietre alle scelte, alle non scelte, alle parole o alle non parole. Non sai mai quali battaglie personali anche la barbie più scema che conosci sta combattendo. Per questo trovo brutto che le persone si sentano in diritto di giudicare gli altri. Sia che viaggino, sia che non viaggino, sia che facciano, sia che magari facciano, sia che qualsiasi altra cazzo di cosa. Se ti senti giudicata e ti volevi sfogare è ok, è il tuo blog e sei libera di farlo. A mio parere però questo non è un post "degno di te" perchè mi sei sembrata sempre meglio di così. Molto molto meglio di così.
Ciao, un bacio, Livia
Non è facile essere un magari faccio, ci vogliono due coglioni grossi così, e il faccio faccio è molto più avvantaggiato psicologicamente nell'essere un faccio faccio, ma molto più deluso e invidioso. Mi piace un botto quel che hai detto, condivido tutto, e ti auguro tanta fortuna per la tua avventura australiana. Sei una magari faccio, e io, momentaneamente faccio faccio, spero di riuscire a trovare presto coraggio ( e anche un po' più di buone occasioni, perché comunque pure dal punto di vista danari mi ci serve un'attimino) di diventare un magari faccio, perché la vita è una, e la direzione giusta magari non sarà chiara, ma meglio essere felici e curiosi che tristi e invidiosi.
Ciao Livia,
Intanto grazie per il complimento che leggo in fondo alla critica 🙂
Hai ragione, forse è un post un po' sfogo. Però non voleva passare come giudizi sparati sui "faccio faccio". Hai ragione, non posso sapere che cosa c'è dietro alle scelte non scelte, alle parole e alle non parole. Però sento troppa gente che fa esattamente quello che ho descritto nel post, pensando di essere grande maestro di vita, mentre invece chi lo sa, chi è il vero maestro di vita? Perché loro possono giudicare sempre? Anche dietro alle scelte di un magari faccio ci sono cose che nessuno sa.
Spero di aver chiarito un po' 🙂
baci!
Grazie mio caro cervello bacato.
Non era solo per me, il discorso, ma per tutti quei magari faccio la fuori che si sentono sempre messi sotto interrogatorio perché le loro decisioni non sono "standard".
In bocca al lupo 🙂
Ciao Costanza,
la penso un po' come Livia.
O forse dovrei aggiungere che esiste anche una terza categoria, quella di cui mi sento di far parte: faccio e lascio fare.
Personalmente non penso che i magari faccio siano un po' pazzi. Penso che abbiano sogni/bisogni/aspettative diverse dalle mie. I faccio faccio esistono, ma io conosco tanti, tantissimi faccio e lascio fare. Grazie a Dio.
Mi spiego, tanto di questo si parla: io vivo in Toscana e ci ho sempre vissuto, faccio Medicina e probabilmente quando finirò troverò un posto in Toscana perché non credo di aver voglia/bisogno/speranza di stare altrove. Vacanze ed un'internship in UK ben vengano, ma di viverci per sempre mèh. La differenza fra me e un faccio faccio forse è che non rosico né mi sento migliore né ne faccio una questione di stabilità o merito.
Parliamo dei magari faccio, vivo con uno di loro e faccio esperienza del loro lato peggiore ogni giorno: il magari faccio è il mio coinquilino, esterofilo nel DNA. Se non parli tre lingue, non hai vissuto a LA, Londra o Copenhagen non sei nessuno. Se non hai fatto tre mesi il kitchen porter in un ostellodemmerda in Andalusia, o non lavori per Twitter in California, o non hai fatto un viaggio intorno al mondo per due anni non vali niente. Un ragazzo fantastico, però cheppalle, esiste altro nella vita! Non la stabilità(che poi checcazzovuoldire stabilità? Ognuno la trova in ciò che vuole, che sia nomade o sposato a 25 anni con tre figli e un quadrilocale), ma il sentirsi felici ed appagati.
Io sto bene in quella che il magari faccio vede come una pozzanghera. Per me è il mare. L'importante è che ognuno abbia il suo…
I magari faccio non sono tutti come te Costanza. A casa faccio Couchsurfing e ti assicuro che la maggior parte delle persone che ho conosciuto erano ragazzetti fra i 18 e i 23 anni che giravano attorno all'Europa o al mondo coi dindi di mamma e babbo, e questo personalmente snerva, ma è un altro discorso.
Comunque complimenti, ti leggo sempre. Bello bello il Bloggo!
Gioia
Ahah, hai rappresentato perfettamente gli estremi del magari faccio.
Ne conosco tanti di quel genere, forse dovrei parlarne in un altro post!
Io non ho descritto i faccio e lascio fare, ma per fortuna ci sono. Grazie a Dio ne esistono tanti. Solo vorrei che ce ne fossero ancora di più, per non dover più spiegare che ognuno ha idee diverse, e che dovrebbero essere accettate, anche se sono così diverse.
Perché vorrei che potessero accettare il mio essere "magari faccio", senza il lato "parli solo il veneto? No cioè, dai!" 🙂
Grazie Gioia!
Sei un mito!!! Ho il tuo stesso problema quando torno a Vr e ho tutti i miei amici nati-cresciuti-vissuti lì mentre io da brava pecora nera (e da magari faccio) ho decisamente avuto altre esperienze e sono finita in Ireland. Concordo in pieno, ogni volta mi fanno il terzo grado sui punti da te descritti…specie sul lavoro e i soldi (loro sono ancora convinti mi mantengano mamma e papà). L'unica è armarsi di pazienza …
Io ti sono molto solidale in questa cosa, nonostante io abbia fatto delle scelte standard (per i motivi più disparati, pentendomene, urlando e quant'altro a corredo), ma i tuoi faccio faccio mi hanno ricordato i "oggi sto malissimo" dopo che tu hai semplicemente accusato un lieve mal di testa, insomma non sopporto quelli che stanno sempre più male di te, che hanno sempre qualcosa, anche nella sofferenza, peggio di te…. Come non li sopporto!!
Quindi signori "faccio faccio" e "mamma come sto male oggi", potete andarvene per mano a fantastico lido?
Cocchi, scusa lo sfogo, ma quando ci vuole! uff!
Come vanno i preparativi per la partenza? Sta cosa dell'Australia mi interessa molto visto che trattasi del mio "piano B", quando puoi, qualche news…*__*
Sa
Ci vorrebbero più faccio e lascio fare, proprio come dice Gioia.
Ho 27 anni e sono avvocato, ho studiato anni per raggiungere questo obiettivo e i miei viaggi all'estero sono limitati alle vacanze.
Nulla in contrario a chi fa del viaggio il proprio stile di vita. Però spesso colgo malcelate accuse di provincialismo, da parte di chi cambia città/vita/lavoro ogni sei mesi perché ha deciso di provare tutti i continenti. Sono una faccio e lascio fare: ognuno deve cercare di raggiungere le proprie ambizione e il perimetro delle proprie azioni non è poi così rilevante. E poi, se la devo dire tutta l'esterofilia ad ogni costo non è poi molto diversa dal bieco provincialismo.
Aspetterò di leggere il post sugli estremisti del magari faccio!!
Una lettrice
Ciao! Vivo la stessa situazione ma inversa….sono "tormentata" da amici e conoscenti – magari faccio – che non concepiscono che una ragazza giovane intelligente etc etc non aneli a vivere ovunque tranne che nella sua città, come se ci fosse qualcosa di vergognoso e imbarazzante nell'ammettere di stare bene così, come se le esperienze varie all'estero (che sicuramente arricchiscono a livello personale) fossero le uniche degne di essere vissute! A volte per reazione mi capita di fare lo stesso errore, cioè giudicare negativamente questa smania di fuga, ma solo perchè viene manifestata nel suo aspetto più superficiale e presuntuoso. La comprensione reciproca è così difficile 🙂
Laura
Sai, c'è pure chi vive periodi faccio faccio e periodi magari faccio.
Io sono figlia da coppia faccio faccio che in gioventù erano stati magari faccio e poi chissà come mai son cambiati!!!
E così, vedendomi crescere magari faccio dicevano uhchebello e uhchecazzoabbiamocombinato… al mio ventesimo compleanno, quando chiesi di avere il regalo da sempre promesso – un biglietto per viaggio in Europa costava più di quanto io, povera studentessa-lavoratrice-impaginatrice part-time nel giornale della mia città, potevo risparmiare – mi resi conto di aver avuto di fronte a me per molti anni un loro conflitto esistenziale che andava oltre la loro semplice voglia di proteggermi dai pericoli del mondo.
E' molto più semplice cercar di convincere i figli a rimanere dove son nati e cresciuti e tagliare le ali alle loro anime solo perché dentro te hai frustrazioni che non puoi confessare manco a te stesso!
Mio padre, impiegato statale, ha fatto una vita da cane prima di vincere il suo posto fisso e mettere su famiglia. Nel suo piccolo, ha cercato di farci sognare ma voleva indirizzare i nostri sogni dentro i limiti della città in cui vivevamo che già a 10 anni mi stava stretta!
Ho lavorato e sono andata fuori corso all'università mentre mi dicevano che non mi sarei laureata e che quei lavori non avrebbero mai arricchito il mio cv! Ho risparmiato, viaggiato, seguito corsi, vissuto e lavorato all'estero, mi sono costruita la mia vita dove e come ho voluto io. Con tanti sacrifici e certi nodi alla gola che non ti dico ma MAI e poi mai penso di poter pentirmene. Anche se ci sono ancora parecchie cose che magari farò per continuare a vivere la felicità come la concepisco io, ovvero, cogliere quello che si può non smettendo di fare piani e lavorarci sodo per renderli concreti, per avverarli.
A casa con i miei ci sta mio fratello, un magari faccio musicista, diventato faccio faccio architetto, ha 36 anni e continua a dedicare il meglio di sé ai concorsi per un posto fisso. I miei sono quasi disperati ma invece di aiutarlo a prendere volo, lo aiutano a continuare dove sta, fermo con tanti sogni frantumati in tasca!
Metà dei miei amici (va be' che sono veramente pochi) sono facciofaccio, e poi stanno lì a bruciarsi il futuro in autocommiserazioni e grandiosità di parole; l'altra metà è faccioebasta: si mettono, si impegnano e portano avanti il loro lavoro.
Poi ci sono io che nonfaccio e -sono coerente- non faccio! O meglio, lavoro su di me per riuscire a fare; per ora procedo a fallimenti, ma penso di cambiare a breve.
Quel che è certo: un semplice faccio (che agisce davvero) non si definirà mai un facciofaccio (nonostante lo sia ma non lo capisca). E da quel che ho letto qui tu sei una gran faccio 🙂
Buona giornata.
Alice
Anch'io vittima degli estremi del magari faccio.
E mi chiedo come sia possibile che uno li supporta nelle scelte, nella fatica di trasferirsi all'estero con conseguente crisi perché faticano a trovare amici ecc, li ascolti per ore parlare di posti che a te non dicono niente cercando di non smontarli, e loro alla prima occasione devono giudicarti perché ti sta bene vivere in un piccolo paese. È questione di intelligenza e rispetto, ma evidentemente si può attraversare l'oceano, rivoluzionare la propria vita e ancora non arrivarci.
Ho letto due volte il tuo post. Dalla prima lettura non mi sembrava infatti l'avessi scritto tu. Dai tuoi precedenti post mi sei sempre sembrata una persona molto aperta, e sono convinta che tu lo sia. Probabilmente avevi bisogno di sfogarti ma sinceramente ritengo che tu ti sia espressa proprio come i faccio faccio che probabilmente ti hanno dato adito a "sfogarti". Mi spiego: ho due/tre amici a cui voglio un bene dell'anima che da anni vivono all'estero, anche con tutte le difficoltà del caso. Li stimo e apprezzo la loro scelta. Però non ti nego che spesso nelle loro parole noto un velo di "giudizio" nei confronti di chi invece in questo paese, per vari motivi, è rimasto. Io non ritengo che uno che va all'estero sia una persona migliore di chi invece è rimasto in Italia e viceversa. Spesso però non mi sembra di notare lo stesso atteggiamento. A volte gli opposti si attraggono più di quanto sembra.
Un bacione,
Astrid
Ps. e comunque complimenti per il blog.. Lo adoro!
Vedo che i magari faccio estremisti sono numerosi…
E sì, c'è gente che va ovunque, attraversa oceani e vive chissà dove ma se la testa è quadrata, molto spesso rimarrà quadrata per sempre.
Ciao Astrid,
grazie 🙂
Scrivo a te ma è in generale per tutti quelli che hanno detto che questo post non è da me… Io sì, sono molto aperta, e non giudico mai chi fa scelte diverse dalla mia, e sono felice che si legga dai miei post e da quello che scrivo.
Sono anche convinta che ci voglia coraggio a restare e ad affrontare le difficoltà che ci sono in Italia in questo momento, forse più che a partire. Ma non capisco la necessità di mettere in discussione la mia vita da parte di persone che non sanno nemmeno perché ho fatto determinate scelte.
Il post non era direttamente rivolto a me, o meglio, non solo. Era rivolto a tutte quelle persone che fanno scelte, e che molte volte vengono attaccate, criticate, solo per aver preso una decisione diversa da quella che è "della massa". Anche semplicemente cambiare lavoro qui viene visto come una pazzia. O andare a convivere senza essere sposati 🙂
Ecco era solo questo: era fondamentalmente un invito a farsi i fattacci propri, sia facendo parte dei faccio faccio, sia dei magari faccio.
Che alla fine siamo tutti liberi di sbagliare da soli, senza che gli altri stiano a chiedere sempre il perché.
Baci!
Grazie per la tua risposta, che ha reso molto più chiaro l'intento del post. Non posso che essere d'accordo con te.. "vivi e lascia vivere" è un mio personale mantra! 🙂
In bocca al lupo!
Ciao, sono la ragazza passata da Udine a Milano per l'università, poi in Australia e ora tornata in Italia ma con il progetto di raggiungere il fidanzato francese a Parigi o partire con lui per Londra (non so se ti ricordi). Bè abbiamo optato per Parigi e ovviamente gran parte dei facciofaccio ha iniziato a chiedermi, ma la casa? ma il lavoro? ma cosa vai a fare là? ma pensi di restarci tutta la vita? ma sei sicura di riuscire a trovare un lavoro? Ma sei sicura di lasciare l'Italia per seguire l'amore?
E la mia risposta sai qual'è? Nella vita per me bisogna sempre provare, può essere che va male come può essere che va bene ma se non si prova non si saprà e magari saremo costretti a vivere nel rimorso di non averci provato.
Baci.
Viola
Ho capito perfettamente cio' che volevi dire nel post,tornare a VR ti ha posto di fornte a un sacco i cose alle quali non eri piu' abituata,vero?Vi vi e lascia vivere è sempre stato il mio motto,se si vive in serenità va bene qualunque cosa si sia scelta,se cambiare città ogni sei mesi o restare sempre nella stessa casa per tutta la vita.sai benissimo come la penso,e credo che tanti non ti abbiano capita,stavolta.J ballerina
Che diamine! Mi scopro una "facciofaccio" in piena regola. Sto ancora rimpiangendo l'Erasmus non fatto all'Università! E parliamo dei primi progetti, quelli pilota. Dopo l'università, mi dico: "parto" Poi m'innamoro e va da sè…rimango. Però l'amore della mia vita è mezzo cubano, e già così mi metto a posto la coscienza. Intanto, vedo tante amiche andar via. Rosiko da matti. Una, ora ha un superposto a New York, passando per Londra e Los Angeles.Invece noi due, io e l'amore-della-mia-vita-mezzo-cubano, siamo qui, nel 2000, in questa città meravigliosa che è Venezia, dove sono nata e cresciuta. Abbastanza spiantati, peraltro. No casa, no lavoro fisso..E allora parliamo di partire, molliamo tutto..e via , verso nuove avventure. Ma succede che vinco un concorso, che ci innamoriamo d'una casa con vista d'acqua molto romantica, che la compriamo e ci facciamo un super mutuo….quando ancora li concedevano. Così non partiamo e ci costruiamo la nostra vita un pezzettino alla volta. Qui, mannaggia, sempre qui. Ogni tanto ci si pensa, a muoversi. Perchè ci piacciono gli orizzonti lontani. Ci piace la gente che parte e che torna con tante cose da raccontare. Qui tutto a volte sta stretto. Intanto nasce mia figlia. Che si radica, che si fa un sacco sacco di amici, che vender tutto, portarla via, sarebbe una pazzia! E così mentre si vive un quotidiano tutto sommato felice, ci si stupisce di quest'Italia che precipita nel fango , un pochino alla volta e sempre più in fondo e ci si addolora per una decadenza che sembra inevitabile. Ci si ricorda come erano piene di progetti e di speranze le strade degli anni ottanta prima che scendesse questa cappa di tristezza nella vita di tutti. Prima che ci rubassero un futuro aperto e pieno di sole. Così, alla bella età di 43 si fanno progetti. La figlia che deve sapere bene l'inglese, per studiare all'estero. Noi che si pensa un giorno di vender tutto, e trasferirsi in un posto che almeno sia meno trieste in inverno. Mah, chi può dire se morirò a Venezia, porto di mare, aperta al diverso, affascinante sempre, ma stravolta ormai da un turismo che ha spazzato via il tessuto cittadino, come fanno le cavallette con i campi coltivati. Dentro, mi sono sempre considerata una magari faccio. magari , prima o poi..
Ciao cara, scusa il commento lungo!
Che diamine! Mi scopro una "facciofaccio" in piena regola. Sto ancora rimpiangendo l'Erasmus non fatto all'Università! E parliamo dei primi progetti, quelli pilota. Dopo l'università, mi dico: "parto" Poi m'innamoro e va da sè…rimango. Però l'amore della mia vita è mezzo cubano, e già così mi metto a posto la coscienza. Intanto, vedo tante amiche andar via. Rosiko da matti. Una, ora ha un superposto a New York, passando per Londra e Los Angeles.Invece noi due, io e l'amore-della-mia-vita-mezzo-cubano, siamo qui, nel 2000, in questa città meravigliosa che è Venezia, dove sono nata e cresciuta. Abbastanza spiantati, peraltro. No casa, no lavoro fisso..E allora parliamo di partire, molliamo tutto..e via , verso nuove avventure. Ma succede che vinco un concorso, che ci innamoriamo d'una casa con vista d'acqua molto romantica, che la compriamo e ci facciamo un super mutuo….quando ancora li concedevano. Così non partiamo e ci costruiamo la nostra vita un pezzettino alla volta. Qui, mannaggia, sempre qui. Ogni tanto ci si pensa, a muoversi. Perchè ci piacciono gli orizzonti lontani. Ci piace la gente che parte e che torna con tante cose da raccontare. Qui tutto a volte sta stretto. Intanto nasce mia figlia. Che si radica, che si fa un sacco sacco di amici, che vender tutto, portarla via, sarebbe una pazzia! E così mentre si vive un quotidiano tutto sommato felice, ci si stupisce di quest'Italia che precipita nel fango , un pochino alla volta e sempre più in fondo e ci si addolora per una decadenza che sembra inevitabile. Ci si ricorda come erano piene di progetti e di speranze le strade degli anni ottanta prima che scendesse questa cappa di tristezza nella vita di tutti. Prima che ci rubassero un futuro aperto e pieno di sole. Così, alla bella età di 43 si fanno progetti. La figlia che deve sapere bene l'inglese, per studiare all'estero. Noi che si pensa un giorno di vender tutto, e trasferirsi in un posto che almeno sia meno trieste in inverno. Mah, chi può dire se morirò a Venezia, porto di mare, aperta al diverso, affascinante sempre, ma stravolta ormai da un turismo che ha spazzato via il tessuto cittadino, come fanno le cavallette con i campi coltivati. Dentro, mi sono sempre considerata una magari faccio. magari , prima o poi..
Ciao cara, scusa il commento lungo!
Ciao Viola!
Ma certo che mi ricordo! Come stai?! Come ti trovi a Parigi?
Che dire, io la penso esattamente come te. Di tutto quello che ho fatto, rifarei tutto. Altrimenti ora sarei piena di rimpianti a chiedermi se avessi fatto- scelto- pensato diversamente che cosa sarebbe successo.
E penso che forse molta gente preferisca i rimpianti all'avventura.
In bocca al lupo per la tua avventura parigina!
Costina, è ora di ripartire…
Tanto guarda, qualunque cosa tu faccia i rosiconi li troverai sempre.
Perchè i "faccio faccio" di cui parli a me quello sembrano.
Viaggia, gira, sperimenta e non fermarti finchè non sentirai che è il momento di farlo.
Commento un po' banale il mio però a volte le cose banali sono anche le più vere.
"Magari faccio" fino all'osso. E certe volte odio esserlo. Perché la vita dei faccio faccio è molto più facile, in fin dei conti. Comunque certe volte io credo che tu mi legga nel pensiero (pure se non mi conosci xD) perché sto passando un periodo in cui essere una "magari faccio" è sempre più difficile e tu mi hai ridato un po' di forza. Quindi grazie, sei grandiosa! 🙂
♥
Purtroppo la mia avventura deve ancora iniziare, ho deciso che per Natale rimango in Italia (anche peché é un ottimo momento per i miei lavoretti da promoter) e secondo i piani dovrei trasferirmi tra gennaio e febbraio 🙂
In ogni caso crepi, e tanta invidia per te che tra poco te ne vai al caldo ^^
Grazie mia cara, mi fa piacere che tu abbia capito il post e che ti sia piaciuto. Magari faccio forevaah!