Il bello di vivere in una grande città è l’anonimato. L’anonimato è una cosa splendida, il più delle volte.
Ti permette di camminare senza doverti guardare in giro per vedere se c’è qualcuno che conosci, e di uscire vestita a caso e cantare ad alta voce senza che nessuno si preoccupi di dirti nulla. Ti lascia passeggiare per la walk of shame senza paure, rientrando a casa la mattina dopo che hai dormito chissà dove con gli stessi vestiti della sera prima, il trucco un po’ sfatto e i capelli spettinati, e la faccia di una o uno che ha avuto una serata divertente.
Tutto questo non pensando nemmeno per un secondo cazzo se incontro qualcuno la mia vita è finita, rovinata, mia madre non mi lascia più uscire anche se ormai sono in età da marito avanzata.
Londra è così. Londra è quel posto magico dove le persone non si incontrano mai due volte di seguito. Dove se vuoi rivedere qualcuno che hai visto sulla metro una mattina casualmente devi scrivere una email a Metro, il giornale gratuito, sezione cuori infranti sulla metropolitana.
Dove puoi uscire con i bigodini in testa e indossando solo mutande, volendo, e nessuno ti dirà scusa, mi sa che ti sei dimenticata i pantaloni.
E’ anche il posto dove, se ti lasci con il tuo amato, la possibilità di rivederlo in un locale mentre si limona duro un’altra è pari all’impossibile.
A Londra, la mia vita scorreva piacevole tra una giornata nell’anonimato e l’altra, tra un chissà chi conoscerò di nuovo e tra sorrisi complici con perfetti sconosciuti.
Che poi è quello che fa Londra e il suo anonimato speciali: il condividere con chi non conosci attimi che lasciano qualcosa alla tua giornata. Siano questi attimi una vomitata da parte di qualcuno nella metro o una sbirciatina al giornale del tuo vicino di autobus.
Abitare in una piccola città è un inferno praticamente lo stesso.
Solo che, invece di passare le tue giornate nella tranquillità dell’anonimato, vivi nella notorietà.
E’ come se avessi una grande famiglia allargata, con tanto di parenti che preferiresti non avere, che ti tocca vedere quasi ogni giorno.
Quando cammini in una piccola città, ovunque giri la tua testa, incontri sguardi di persone che conosci, ex di ogni genere: ex amiche, ex amici, ex ragazzi, ex professori che non vuoi vedere, ex persone gradite alla cerchia delle tue amicizie, ex amiche degli amici delle amiche.
Amiche di tua mamma che ti ricordano con il ciuccio in bocca e ti dicono che sei molto cambiata.
Anche la tua igienista dentale è cambiata, e si ricorda di una recita di fine anno a scuola dove eravamo vestite da coccinelle e correvamo come due cretine per il palco.
E parlo di scuola elementare.
Ma è anche il gossip che non lascia scampo. Tutti conoscono tutti e tutti sanno.
Sanno che sei tornata ma che te ne vai. Sanno con chi stai. Sanno che convivi. Sanno che lavoro facevi e che lavoro fai. Sanno.
Sanno anche tutto di tutti gli altri: chi sta con chi, storie finite, tradimenti nascosti, trasferimenti, licenziamenti e finanziamenti.
Ogni mamma della piccola città ci tiene a raccontare la storia dei propri figli a tutti, dappertutto, giusto per la notorietà. Per poi scoprire che sua figlia e il figlio dell’altra stanno facendo gli stagisti nella stessa azienda. “Ma la mia la pagano, eh.” “Eh, beh, il mio ora verrà assunto!”
Ogni persona della piccola città ci tiene ad esprimere pareri su tutti: quant’è ingrassata, quant’è dimagrita, ma come si veste, ma che colore di capelli ha, sembra una battona, ma sai dove abita, ma ti prego guarda la borsa, ma quella si è sposata davvero? Che coraggio.
Ogni persona della piccola città pensa di essere onnisciente: sa come si trova lavoro, sa come si fa un colloquio, sa come guadagnare più soldi di te, sa come far partire un business dal nulla, sa come si viaggia, come ci si veste e sa anche ovviamente come si vive la vita.
Ma soprattutto, ogni persona della piccola città pensa di sapere tutto di te, come un parente lontano che non ti vede da una vita ma ha già tutte le sue idee, sbagliate, nella testa:
“Ma certo, ho sentito parlare di te, abitavi a Dublino, vero?”
“No veramente a Londra. E a Edimburgo.”
“Ma sei sicura?”
“Oddio, direi di sì, dopo tre anni e mezzo, sono sicura.”
“Beh sì, dai, siamo lì: Dublino- Londra- Edimburgo- Verona, sai che differenza…”
Appunto, sai che differenza?
oddio che meraviglia l'anonimato…io AMO l'anonimato…e amo che la gente non mi chiede perché sono uscita senza pantaloni! Irene Taglia
Perle di saggezza. Mia madre si vergognava a dire che a Londra, per mantenermi, faccio la baby sitter (per non parlare del fatto che ci sono andata per stare col mio ragazzo). Quando si dice, avere supporto :-/
Infatti. Io non voglio il quarto d'ora di celebrità, voglio il quarto d'ora di anonimato…
nonostante tutto , preferirò sempre una piccola città od anche un paesino ad una megalopoli , e non da adesso , è sempre stato così , per me. ti leggo sempre con tanta curiosità ed affetto, Fabio.
Era ora che tornassi! Mi sei mancata, accidenti.
Comunque capisco benissimo questo post, io ho lasciato una cittadina piccola per un paesino ancora più piccolo, ma non essendo nata qui me la cavo alla grande, e poi essendo un paesino dormitorio, la gente che incontri, di solito, dorme.
Ora mi riconosce il macellaio e la cassiera, ma per fortuna stanno sempre li…
Come procede col la ricerca del bollitore? e il ben trovato del bidet?!
Sa
I FELL YOUR PAIN.
Pensa quando non è una piccola città, ma un paese.
Ci ho vissuto fino a 18 anni, sentendomi sempre sotto gli occhi di tutti.
Forse lo ero, forse no. Non me ne frega più niente ora che vivo a Roma.
Anche se, dopo tre anni di "espatrio", la paura dell'etichetta continui a sentirtela addosso, diventa quasi inconscia.
Buona Australia Cocchi!
Che bello rileggerti. E poi su questo argomento che tanto mi piace. Io che vengo da un paesino curioso, stretto e pettegolo, ora che sono a Londra amo l'anonimato e la possibilità di incontrare persone nuove ogni giorno con storie emozionanti e diverse alle spalle. È la cosa più bella che mi fa amare la città, sempre di più. La città racconta e colleziona storie. Poi però se riporto il mio pensiero al mio di paesino, provo tenerezza. In fondo è come è sentirsi a casa. Provengo sempre da lì. E poi… come diceva Oscar Wilde: che se ne parli bene, che se parli male, l'importante che se ne parli. Evviva la notorietà anche nei paesini! 😉 Buona notte cara:)
Leggendoti mi è venuta in mente la canzone di Guccini
http://www.youtube.com/watch?v=EWeOkc47fIU
Vivo in un paesino di 3000 anime da 45 anni. Ti capisco, oh….come ti capisco…..E amo moltissimo Londra e il suo anonimato. Mi chiedo solo se, viverlo costantemente, non porti anche a sentirsi soli soli soli….
Buon proseguimento delle tue meravigliose avventure!
Pensa a me che ho lasciato la famiglia allargata veronese per una comunita' di expats ancora piu' ristretta e pettegola…
Questo post è perfetto.
Io abitavo in un paesino di 450 anime e tutti sapevano tutto di tutti. E si rigiravano pure le notizie a modo loro.
Londra, in questo momento, è la mia liberazione!
Annalisa
Ma guarda che ce n'e' ovunque. I cubani per esempio generaente pensano di sapere tutto. L'altr'anno una mi fa: Ma dov'e' il Vaticano?, e io, A Roma. No, non e' a Roma. Si' che lo e', lo sapro', sono italiana.
No ti sbagli, non e' a Roma, e' un altra citta'.
Cara Costanza,
quanta verità nelle tue semplici ma sentite parole.
Vivo anche io in un piccolo quartiere di piccolo paese in periferia di una città, anch'essa, non così tanto grande. Non come Londra. Niente è come Londra…
A proposito di Londra… Ad aprile ci sono stata per la quarta volta e, beh, anche se ero lì come semplice ed invisibile turista (per quanto noi turisti italiani possiamo essere invisibili) ho respirato un'aria nuova, come tornare in superficie dopo una lunga apnea d'agonia: nessuno che ti conosce e che quindi può giudicare. Questa cosa l'ho sentita tantissimo a Camden Town, dove le persone si vestono come vogliono, parlano come vogliono, suonano dove e cosa vogliono, mangiano e ridono e scherzano e girano con un cartello "Free Hugs" attaccato al collo, infischiandosene dei possibili sguardi perplessi.
Invisibile. Se avessi un super potere, vorrei essere invisibile. Ma di un'invisibilità "selettiva", di quel tipo che si attiva alla presenza nel raggio di una cinquantina di metri in linea d'aria di ex amici, ex conoscenti, ex nemici (non così tanto ex), vicini di casa spioni, parenti di vicini di casa spioni ancor più spioni di loro, eccetera.
Invece a Londra… beh, invece a Londra. Non servirebbe dire nient'altro, in realtà. Non gliene frega un fico secco a nessuno di chi sei, perché non si ha semplicemente tempo o voglia per starselo a chiedere.
Siamo il paese delle apparenze e su di esse basiamo il nostro futuro. Quel ragazzo indossa la cravatta, beh, allora deve per forza essere un buon partito… Quell'altro porta la cresta viola e i tatuaggi su braccia e torace. Dovrei denunciarlo per disturbo della comune estetica e morale.
Oggi pomeriggio tornavo a casa dall'università, ero in treno e, accanto a me, si palesano due tipi, un ragazzo in giacca di pelle nera, col dilatatore all'orecchio, rapato e tatuato, e una ragazza, una di quelle che a Camden passano più osservate di una bancarella di blueberries muffins, cotonata, rossetto rosso fuoco, pallidissima e vestita in modo squisitamente eccentrico. Li ho guardati e, sì, non credo di essere stata più malinconica di così. Tutti li fissavano un po' perplessi, e io sorridevo. Sorridevo al ricordo della mia cara invisibilità londinese che qui non ho; sorridevo al ricordo di una città che per me è casa più di quanto non sia la città dove sono nata e cresciuta, dove mi sono costruita questa mia reputazione che mi sta incollata addosso come una t-shirt sudata a 40 °C d'estate. Soffocante.
Costanza, perdonerai il mio sfogo, ma ti seguo sempre e, ogni tanto, mi sento anche di commentare. Sii forte. Grazie.
Beatrice
dalla piccola città dove sono tornata:qui tutti sanno tutto di chiunque,e se non lo sanno ,lo inventano.Per sovravvivere deve1)vestiti come stracavolo ti pare e fragartene altamente dei commenti di chiunque2)andare dove vuoi con chi vuoi senza ascolatre i consiglio gli sconsigli di chicchessia3)fare la proprioa vita nella maniera che appare piu' consona ala nostra anima e non all'animaccia altrui.Tutto questo,se non vuoi morire.Baci baci,J ballerina
che bello rileggerti cocchi!!!!E poi quando dici le SANTE verità……tanti cuori per te.
-M
Anch'io FELL tanto, tantissimo.
la tua descrizione del gossip del villaggio m'ha messo i brividi.
accidenti.
devo emigrare.
Vorrei confutare la tesi del "Londra è quel posto magico dove le persone non si incontrano mai due volte di seguito. Dove se vuoi rivedere qualcuno che hai visto sulla metro una mattina casualmente devi scrivere una email a Metro, il giornale gratuito, sezione cuori infranti sulla metropolitana." Io ho incontrato 3 persone per due volte di fila senza appuntamento o previo contatto. Una di queste l'ho vista addirittura 3 volte di fila. Londra si, è un po' grande ma non ci scommetterei.
Pure io, FELL. Da morire.
Grazie Beatrice del tuo commento 🙂
Concordo con te, siamo proprio il paese delle apparenze, e ora lo sento ancora di più.
Tieni duro!
Baci
Grazieeee… 🙂 Cuori anche per te e per tutti voi che tornate nonostante io latiti, e ultimamente mooolto…
Io anche una mezz'ora, si può?!
Ciao Costanza,
ho appena scoperto il tuo blog ed e' divertentissimo!!
Io e mia moglie siamo arrivati a Londra 7 mesi fa dalla Germania ed e' un posto veramente speciale.
Se ti va puoi leggere il mio blog: http://ormainontorno.blogspot.it/
Saluti e buona fortuna in Australia!!!
Luciano
Grazie Costanza, ora sto molto meglio…
Giulio (anonimo)
Eheheh, suppongo che tu possa incontrare personaggi già visti anche a Londra… Io però, giuro, non ho mai rivisto nessuno, e ti dirò, di non aver più visto certa gente sono proprio felice 😀
Ciao Luciano! Benvenuto sul Bloggo e buona Londra! 🙂
Ciao Costanza!!
Ti leggo sempre con piacere ma è la prima volta che commento!
è verissimo quello che dici anche se forse basta andare a Milano per non essere così osservati 🙂
Solo una cosa..forse i fatti tuoi li sanno tutti anche perchè ne hai parlato parecchio su un blog pubblico!!
Camilla
Ahahha, hai ragione anche tu Camilla 🙂
Il blog certamente non aiuta a non farsi i fattacci miei! Qui però non si parla solo di me eh, si parla un po' in generale del fatto che l'anonimato in una piccola città è impossibile… anche se non hai un blog!
Milano non so, sai, non mi piace molto quindi non ci vivrei mai, poi forse lì vivono meglio e più nell'anonimato, ma non saprei!
Grazie di aver lasciato il tuo primo commento!