Il momento poi arriva sempre.
La data cerchiata sul calendario si è avvicinata così tanto che ci sei sopra. Ci sei sopra così tanto che hai tirato fuori le valigie dall’armadio e quasi te le eri dimenticate.
Ci si mette d’accordo, chi ti accompagna, a che ora ci si sveglia, che fare l’ultimo weekend, che fare la sera prima, quando salutare tutti.
Cominci a preparare tutto. E metti tutti i vestiti sul letto e poi tutti i vestiti dentro la valigia con ordine. I pantaloni prima, le magliette, poi i vestiti e le camicie.
E mentre metti a posto, tra i vestiti riponi anche pezzetti di cose che sai che ti mancheranno. Incastri invisibilmente tutto quello che hai: i ricordi e le risate, tutto quello che sai che non ci sarà quando arriverai dove stai andando. E quando chiudi la valigia chiudi anche un pelo il tuo cuore perché altrimenti quando la riaprirai ovunque tu sarai sentirai la malinconia avvolgerti così, come un mantello che ti stringe.
Abbiamo deciso noi di partire, lo sappiamo, non ce lo dovete ricordare. Abbiamo deciso noi di fare le valigie e trasferirci lontano da tutto quello che ci è sempre stato familiare.
Abbiamo deciso noi di prendere aerei, treni, macchine e andarcene.
Abbiamo deciso noi e quindi lasciateci stare, non diteci che andiamo in un posto stupendo, al caldo o al freddo o a qualunque latitudine del mondo, dove tutto è bello, bellissimo, lontano da qui, lontano da quello che non va bene, come starai bene, tu si che starai bene, mica noi qui. Dai dai, sei fortunata.
Non diteci che tanto c’è sempre il telefono e FaceTime e Skype e comunque ormai tutto il mondo è così perfettamente collegato che non cambia nulla.
Non diteci che tanto a casa è sempre tutto lo stesso.
Non diteci l’hai deciso tu sai, mica te l’hanno ordinato!
Abbiamo deciso noi di partire. Lo sappiamo. Sappiamo tutte queste cose ma sappiamo anche che il giorno della partenza scompare tutto, ci dimentichiamo di tutto: del fatto che arrivati alla meta staremo bene, sopravviveremo, e vivremo, e torneremo a lavorare e come d’un tratto tutto tornerà alla normalità, la nostra normalità lontana.
Lo sappiamo, ma non quando stiamo partendo, non mentre stiamo chiudendo tutto e salutando tutti.
E poi quando siamo da soli, quando ci siamo detti ciao a presto ci vediamo, ci sono minuti interi in cui non sappiamo più niente finché l’aereo non si stacca dalla pista, o il treno comincia a correre fuori dalla stazione, o la macchina prende l’autostrada, e voi e tutto diventate un puntino lontano.
Abbiamo deciso noi, lo sappiamo, staremo bene, davvero, non dovete preoccuparvi. Ma prima di partire sappiamo che cosa lasciamo, sappiamo che non è vero che a casa è sempre tutto lo stesso, perché le cose cambiano e noi non ci siamo, perché grazie tecnologia ma alle volte non è abbastanza, alle volte niente è abbastanza, ma forse voi non lo sapete, e allora ci volete sempre dire qualcosa, per farci stare tranquilli. Dai dai, sei fortunata.
Lo sappiamo, abbiamo deciso noi. Voi non diteci nulla, non vi vogliamo ascoltare.
Diteci solo buon viaggio.
Il resto ce lo ricorderemo quando saremo arrivati dove dobbiamo arrivare.
Buon viaggio Cara LaCocchi!
Bellissimo articolo…tutto vero. Solo chi parte o è partito può capire.
Un abbraccio
Grazie Marzia!
Ciao, ti seguo da tantissimo e anche se ho adorato tutto quello che hai scritto non ho mai commentato prima. Però questo post speaks to me on a spiritual level (non è che voglio fare la sborona, è proprio che non mi viene in mente un’immagine in italiano che renda la stessa idea). E niente, quindi volevo dirti che è un post bellissimo.
Buon viaggio!
Grazie Cla <3
Me l hanno detto tante volte,ma quella lacrima racchiusa nel cuore che NON possiamo lasciar sgorgare la conosciamo solo noi.Buon rientro,dovunque sia casa tua,per adesso
Bellissimo post,hai perfettamente ragione..non c’e bisogno di aggiungere altro!
Grazie per dare voce a molte cose che penso, expat anche io..e molto carina la nuova veste del blog!
Io sono 7 anni che vivo in Germania: non è dall’altra parte del mondo, ma è comunque un mondo a sé rispetto all’Italia. Non so come spiegarlo, ma più “divento tedesco”, più mi riscopro italiano: più mi fa schifo il magnamagna che vedo ogni volta che torno nella mia città e ringrazio di non doverlo soffrire, più ho voglia di tornare e fare il turista e scoprire cose perché, oh, sarà un magnamagna, ma è il MIO magnamagna! Già ‘sto fatto che lo senta come mio è un fatto nuovo: mi sono sempre sentito cosmopolita e poco attaccato alla città dove sono nato, e invece ora guai chi me la tocca. Mah, chi sa che ci passa per la testa. E comunque, no, non credo che chi non sia mai partito possa sapere cosa si provi a ripiantare radici in un altro luogo; che lo possano capire, non lo metto in dubbio, ma non è una reazione innata come quando incontri un espatriato e sapete già cosa volete dire. Mah. Ciao, bela Italia, pizza mafia e mandolino: non ci vivrei, ma mi manchi.
C’hai ragione. Chissà cosa ci passa per la testa. A me l’Italia, e casa, cominciano a mancare tutti i giorni. E pensare che prima, più lontana ero meglio stavo. Ora che sono così lontana, non avrei mai voluto essere più vicina.
Forse è per quello che, ogni tanto, qualcuno di noi decide di tornare.